Il paese
Gonnosfanadiga (Gonnos in sardo) è un comune italiano di 6.690 abitanti della provincia del Medio Campidano in Sardegna.
Il suo territorio si estende in proporzioni simili tra la pianura del Medio Campidano (Vs) a nord est, le colline attorno al paese e il massiccio del monte Linas a sud ovest. Comprende inoltre una frazione, Pardu Atzei, che si sviluppa lungo le pendici est del monte Arcuentu, tra i territori di Arbus e Guspini.
La pianura è di tipo vulcanico-alluvionale, a zone paludosa nella stagione invernale, mentre le colline e le montagne, ricche di giacimenti minerari, hanno una composizione variabile con prevalenza di granito, scisto e in generale con alto tasso di rocciosità e limitata profondità dello strato attivo; la vetta più alta è Punta Perda de sa Mesa con i suoi 1236 m
Il centro abitato è situato alle pendici della montagna ed è attraversato e caratterizzato dal Rio Piras, corso d'acqua a carattere torrentizio che ha sicuramente svolto un ruolo importantissimo nella nascita e nel successivo sviluppo del paese.
Il territorio risulta essere abitato sin dalla preistoria, gli studi fanno risalire al Neolitico antico le prime frequentazioni certe, avvenute tra il VI e il IV millennio a.C. nel territorio di Terra 'e Seddari e con almeno altri nove insediamenti di cui sono state ritrovate tracce. In regione Pal' ‘e Pardu, è ancora presente qualche resto di uno dei nuraghi più antichi dell'isola, o meglio di un Protonuraghe. Vista la tipologia poco conosciuta (il protonuraghe era praticamente uno scavo, all'interno del quale venivano posizionati dei massi a sostegno delle pareti su cui veniva poi costruita una copertura composta per lo più da terragno) , venne erroneamente ritenuto un nuraghe a torre crollato, e durante la costruzione della strada adiacente venne smembrato per utilizzare i massi nei lavori.
Si hanno rilevanti evidenze del periodo nuragico che comprendono diversi resti di nuraghi e tombe dei giganti, di cui una, quella di S. Cosimo (riportata alla luce dagli scavi nei primi anni ottanta), tra le più grandi della Sardegna.
Non si hanno attestazioni certe del periodo fenicio, ma la zona è abbastanza vicina sia al mare, da cui arrivavano gli abili navigatori mediorientali, sia a una colonia da loro fondata, Nabui (S. Maria Neapolis in territorio di Guspini) che ad altre zone certamente frequentate dai Fenici come Antas in territorio di Fluminimaggiore da poter supporre quantomeno dei contatti.
Circa due secoli prima di Cristo in Sardegna arrivano i Romani e anche il territorio di Gonnosfanadiga è ricco di testimonianze che vanno dai numerosi ritrovamenti di monete, suppellettili e armi, all'individuazione di resti di fortificazioni, accampamenti, tombe e ben quattro cimiteri.
Intorno al VI secolo d.C., in concomitanza con l'arrivo dei bizantini nell'isola, cominciò l'opera di evangelizzazione dei monaci greci, testimoniata dai toponimi e dai resti di numerosi luoghi di culto, alcuni dei quali quasi totalmente scomparsi, e uno di cui rimane mirabile esempio: la chiesa campestre di S. Severa.
In epoca medievale è testimoniata l'esistenza di villaggi nel territorio di Gonnosfanadiga: Bidda Atzei (o Zei), Gonnos Fanadiga, Gonnos de Montangia,Aqua de Gonnos, come centri che pagavano le decime alla Chiesa negli anni tra il 1341 e il 1359. L'elenco comunque non è completo, essendo ancora abitato in quell'epoca il centro di Serru. Gonnosfanadiga, o meglio il suo territorio fa parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria di Bonorzuli e nella circoscrizione della diocesi di Terralba.
Circa la nascita dell'odierno comune le notizie sono un po' incerte. Sicuramente in epoca moderna esiste già con questo nome e come centro organico.
Infatti solo con la dominazione spagnola (1479-1650 ca) si hanno documenti che descrivono la vita del paese: appartiene in questo periodo al marchesato di Quirra. In questo periodo, grazie al fortunato e ricco territorio e alla laboriosità degli abitanti, Gonnosfanadiga, diversamente da tanti altri centri, visse un periodo florido e sereno. Ne sia prova il fatto che quasi tutte le famiglie erano ancora nell'800 proprietarie di estensioni più o meno grandi di terreni: su 700 famiglie, solo 35 non erano proprietarie. Diverse le attività, oltre a quelle certamente preponderanti di agricoltura e allevamento erano molto diffuse quelle artigianali, con esportazione dei prodotti (formaggi, carni, frutta, lino, tessuti... ). Insomma mentre numerosi altri centri all'epoca andarono scomparendo, Gonnosfanadiga viveva invece un momento davvero florido ed invidiabile
Il 17 febbraio 1943, durante la seconda guerra mondiale, il paese subì un pesante bombardamento ad opera degli americani nei confronti della popolazione civile. Il drammatico evento, di cui tuttora non si è avuta ancora una doverosa giustificazione, con oltre cento civili uccisi e decine di feriti, mutilati e dilaniati, lasciò una forte impressione nell'immaginario dei gonnesi, uno shock collettivo che ne continua a turbare la memoria.