Il paese
Siddi è un comune italiano di 665 abitanti[1] della provincia del Medio Campidano in Sardegna. È un comune della Sardegna centro meridionale, nella sub regione storica della Marmilla. Situato fra ampie colline proprio al confine fra la provincia di Oristano e quella del Medio Campidano, ad un'altitudine di 184 m sul livello del mare.
Il territorio amministrativo del Comune di Siddi occupa una superficie 11,02 km², è contraddistinto dalla presenza della giara di Siddi (in sardo pranu de Siddi), un pianoro basaltico con pareti rocciose a strapiombo formatosi circa 2,5 km, ed una larghezza di circa 1,4 km. Scendendo dall'altopiano, il paesaggio siddese degrada dolcemente verso una vasta zona di basse colline e di ampi tratti pianeggianti, proprio dove sorge il centro abitato. In queste aree sono presenti numerosi terreni trasformati dall'uomo in colture cerealicole, ortive e per il pascolo, e poi in uliveti, vigneti e mandorleti.
La più antica testimonianza della presenza umana nel territorio di Siddi è attestata da un frammento di anellone litico rinvenuto in superficie sulla giara di Siddi (nei pressi della tomba di giganti sa Domu ‘e s'Orcu), e riferito al Neolitico Medio. Ad un'epoca poco successiva risale invece una domus de janas scoperta nel 1983 alla periferia del paese, in località denominata Scaba 'e Arriu. Si tratta di una sepoltura a sviluppo verticale con corridoio d'ingresso, anticella e cella ipogeica, costruita da genti della Cultura di Ozieri (Neolitico Recente). Questa fu poi riutilizzata in epoche successive anche da uomini delle culture di Abealzu-Filigosa e di Monte Claro (Eneolitico).
Ma è soprattutto del periodo nuragico che l'agro di Siddi conserva le maggiori testimonianze. Infatti, nelle sue campagne oggi si conservano le rovine di diversi villaggi nuragici (Bruncu 'e Forru, Pajo Figu, Arroccas de Codinas), i resti di ben 18 nuraghi (16 di questi si trovano sul pianoro basaltico, gli altri in località denominate Santa Barbara e Pajo Figu), ed anche una tomba di giganti. Dei nuraghi eretti sopra la giara (tutti posizionati sui bordi a strapiombo), alcuni mostrano una planimetria semplice (es. Molas, su Pardu, sa Gruxi), altri, invece, una pianta assai più complessa (es. Concali, Conca Sa Cresia e l'interessantissimo nuraghe a corridoio sa Fogaia). Il più importante monumento nuragico siddese rimane tuttavia la maestosa tomba di giganti sa Domu ‘e s'Orcu, uno fra i più straordinari esempi di architettura funeraria nuragica dell'isola per stato di conservazione e monumentalità della costruzione. Edificata anch'essa sull'altopiano (sul versante Nord-Ovest), risulta della tipologia con struttura “a filari” ed è databile al Bronzo Medio (1500-1300 a.C. circa).
La presenza punica nel territorio di Siddi è invece testimoniata dal rinvenimento di resti insediativi, frammenti ceramici (compreso un frammento di ciotola con scritta illeggibile in caratteri neo-punici rinvenuto presso la tomba di giganti Sa Domu de s'Orcu) e varie monete (8 provengono da un tesoretto ritrovato nelle campagne del paese nel 1946, in località denominata Tradoriu). Al periodo romano sono poi da riferirsi i ritrovamenti di alcune sepolture tardo-Repubblicane e Imperiali (località Is Arroccas de Codinas, Is Orfanas), qualche abitato (località Cuccuru Bingias, Sitzamus e Tradoriu), le restanti monete del tesoretto appena indicato (1 di epoca repubblicana, 45 di epoca imperiale), fini ceramiche da mensa (sia repubblicane che imperiali). Del periodo bizantino è inoltre una fibbia di cintura in bronzo ritrovata in località Is Orfanas, e databile attorno al VII secolo. Essa presenta una decorazione complessa, nella quale si notano motivi a forma di spirale, elementi vegetali, un volatile ed un quadrupede.
Non si hanno notizie certe sulla nascita di Siddi, che comunque ebbe forse origine in Età romana. La sua prima attestazione documentaria ad oggi conosciuta risale al Medioevo, e precisamente agli anni 1346-1350. Si tratta di documenti provenienti dagli archivi vaticani riguardanti le esazioni delle decime in Sardegna per gli anni 1346-1350 e 1357-1359. In questi documenti l'abitato di Siddi è indicato diverse volte col nome Silli. Il paese ricompare fra le carte anche nel 1368, quando viene concesso in feudo dal sovrano aragonese Pietro IV il Cerimonioso ad un cittadino di Cagliari, tale Michele Merlot. Il Merlot non riuscirà però mai ad entrarne in possesso, dal momento che durante questo periodo il paese apparterrà sempre al giudicato d'Arborea. Ancora, Siddi è citato nel famoso documento di pace stipulato il 24 gennaio 1388 tra Eleonora d'Arborea (per il giudicato d'Arborea) e Giovanni I il Cacciatore (per il regno d'Aragona), come uno dei paesi appartenenti al giudicato arborense.
Durante il Medioevo Siddi fece parte del giudicato d'Arborea, inserito all'interno della curatoria denominata di Marmilla. Nel 1409, poco prima della caduta “di fatto” del giudicato arborense (avvenuta nel 1410 con la resa di Oristano ai catalano-aragonesi), i territori della Marmilla (e Siddi con questi) furono trasformati dagli aragonesi in baronia e concessi in feudo (o forse governati da funzionari regi fino al 1419).
Fra il 1409 ed il 1419 la situazione in Marmilla si presentava abbastanza confusa, ed i suoi territori ambiti da diversi contendenti. Infatti, nel luglio del 1409, poco prima di morire, il re d'Aragona Martino il Vecchio concesse la Marmilla in feudo a Garcia de Ferrera (tranne alcuni villaggi – Villamar, Gesturi e Tuili – accordati a Gherardo Dedoni). A questo punto Berengario Carroz, conte di Quirra, aspirando egli pure ad impadronirsi di questi stessi territori (che occupava militarmente dal tempo della battaglia di Sanluri, cioè dal giugno 1409), approfittando della confusione creatasi dopo la morte del re Martino, non volle consegnare la Marmilla ai nuovi feudatari, sfruttando pure il fatto che Garcia de Ferrera morì senza eredi alcuni mesi dopo aver ricevuto la concessione. A queste circostanze si deve aggiungere l'entrata in scena di Leonardo Cubello, marchese di Oristano, il quale nel 1416 propose alla Corona l'acquisto delle baronie di Marmilla e di Monreale per la somma di 25.000 fiorini.
Le parti arrivarono addirittura alla stipula di un contratto che poi, però, non ebbe buon fine. Trascorsi alcuni anni, nel 1419 l'allora sovrano aragonese, Alfonso V il Magnanimo, concesse nuovamente in feudo le baronie di Marmilla e Monreale (e per un certo periodo anche la signoria di Bosa) a Guglielmo Raimondo de Moncada (o Montecateno), per ripagarlo delle attività svolte a suo favore. Nei decenni successivi la baronia di Marmilla (unita nel suo destino a quella di Monreale), dopo essere stata confiscata nel 1454 al figlio del defunto Moncada, fu subito venduta all'asta a Simone Royg, il quale, nello stesso 1454, la rivendette a Pietro Besalù, che però nel 1464 non era ancora riuscito a pagare la somma concordata. Per risolvere la questione dovette intervenire il conte di Quirra Giacomo, cognato del Besalù, che indennizzò il Royg. Successivamente, morto Giacomo nel 1469, Violante Carroz, sua figlia ed erede, fu costretta a sposare il cugino Dalmazio Carroz, figlio del viceré di Sardegna Nicolò, che, divenuto in questo modo conte di Quirra, invase la baronia di Marmilla costringendo il cognato Besalù a fare una transazione (nel 1477), in base alla quale il feudo entrò a far parte della grande contea di Quirra.
La baronia di Marmilla (e conseguentemente anche Siddi) rimase così all'interno della contea di Quirra (che divenne marchesato nel 1603), attraverso vari passaggi, fino al 14 dicembre 1839 quando, come tutti gli altri feudi isolani in quegli anni, anche il marchesato di Quirra fu riscattato dallo Stato sabaudo per la somma di 18.215 lire sarde. Dopo il riscatto Siddi fu inserito dal 1848 nella provincia d'Isili, poi dal 1859 in quella di Cagliari, all'interno del mandamento di Lunamatrona. Il paese rimase comune autonomo fino al 1927, anno in cui fu aggregato al comune di Lunamatrona. Rimasto legato a questo comune per quasi 20 anni, Siddi tornò comune autonomo alla fine del 1945 (D. L. L. 22 dicembre).