Il paese
Inoltrarsi in uno dei centri storici meglio conservati della Sardegna, significa fare un affascinante viaggio a ritroso nel tempo e immergersi in quello che era il tipico abitato feudo - contadino. La coesione delle tipiche "case a corte", riconoscibili dai portoni detti a "costallas", con le semplici e umili case contadine, ci rimanda all' eredità lasciataci dalla dominazione coloniale spagnola. Il paese, sviluppatosi attorno a un nucleo situato sull' altura dove ora sorge la chiesa di San Pietro, nel tempo, si è espanso a macchia d' olio, andando ad occupare lo spazio che anticamente apparteneva a un villaggio romano. Seguendo una politica atta allo sviluppo turistico, l' amministrazione comunale ha ottenuto dalla sovrintendenza ai beni culturali e artistici il vincolo paesaggistico. In riferimento a tale politica è intervenuta con lavori mirati al risanamento del vecchio manto stradale, concedendo ai privati finanziamenti per la sistemazione di facciate e tetti con l' utilizzo di materiali e tipologie costruttive tipiche del luogo…
All’interno della parrocchiale di Tuili, dedicata a S. Pietro Apostolo, è possibile ammirare, fra diverse opere d’arte, un capolavoro del rinascimento sardo: il retablo del Maestro di Castelsardo.I retabli secondo l’etimologia del loro nome “retro tabula” che significa “dietro l’altare”, venivano posti dietro la mensa in cui si officiava il rito eucaristico.Si tratta di una pala d’altare, divisa in scompartimenti dipinti di varie forme e grandezze; i soggetti rappresentati erano sacri e riguardavano la vita dei santi e episodi della vita di Gesù.
Nell'antica regione dell'Isola di Sardegna chiamata Marmilla, dal termine latino mammillae, con cui i romani indicavano le tipiche colline a forma di cono che caratterizzano la zona, sorge il tranquillo e ospitale paese di Tuili. Vi sono diverse ipotesi sul significato del suo nome, una prima ipotesi lo farebbe derivare dal termine cartaginese Tehel ,che significa "Gente immigrata", una seconda da Tulliola, sorella del pretore romano di Usellus o ,ancora, dalla parola latina Cuili che significa Ovile.
La fertilità dei terreni e il riparo naturale offerto dall'Altopiano della Giara favorirono l’insediamento delle prime culture stanziali; i resti di lavorazione dell'ossidiana e le Domus de Janas, pazientemente scavate nelle rocce calcaree, testimoniano la loro presenza. La civiltà megalitica dei nuraghi ebbe in questa zona un forte sviluppo, il proto-nuraghe Bruncu Madgui (1800 a.c.) ne rappresenta il precursore, la reggia nuragica Su Nuraxi di Barumini ( patrimonio UNESCU ) l'emblema. nuraghi Tutturuddu, Nuridda, Santa Luisa, Su Uraxi, e i numerosi resti di altri sparsi nel territorio di TUILI sono esempi di queste antiche costruzioni che ci rimandano indietro nel tempo di tremila anni ad assaporare l’ atmosfera magica di un periodo fiorente per l’isola.
I nuragici vissero incontrastati in questo territorio fino all'avvento dei Fenici, popolo di navigatori che si insediarono inizialmente sulle coste e in seguito penetrarono all'interno dell'Isola, dove convivendo pacificamente con i nuragici per buon parte dell'età del ferro, diedero vita a scambi reciproci di conoscenza. A loro si deve l'introduzione dell'ulivo che ancora oggi gode di notevole importanza nella tradizione agricola tuilese.
Si ritiene inoltre che siano stati gli stessi Fenici a importare il tipico cavallino di piccola taglia, con gli occhi a mandorla, unico in Europa che ancora oggi è possibile ammirare nella splendida cornice della Giara. Grazie alle novità da loro importate la marmilla diventò una zona ricca, in particolare di grano. Ciò attirò popolazioni come i cartaginesi e i romani, che lottarono contro le popolazioni indigene per il predominio del posto. Tutte queste invasioni sono testimoniate da resti di vasellame e insediamenti. Con la fine dell'impero romano la Sardegna passò ai Bizantini; di questo periodo non si hanno testimonianze che attestino la loro presenza. Con la nascita dei Giudicati, fase storica tipica dell'Isola, Tuili fu inserito nel giudicato di Arborea. Fece parte in seguito alla Corona d'Aragona, con la concessione del feudo da Pietro IV a Matteo Doria.
Dopo vari scambi e vendite del feudo, Ferdinando il Cattolico lo concesse a Giovanni Santa Cruz, committente del retablo del Maestro di Castelsardo, tesoro inestimabile presente ancora oggi nella chiesa parrocchiale. La dominazione pisana e quella spagnola diedero l’attuale conformazione al paese e favorirono l’impianto intensivo dell’ulivo con l’emanazione di leggi speciali. Con i piemontesi si visse un altro periodo caratterizzato dalle costruzione della Villa Asquer e della Villa Pitzalis. Edifici nobili in stile neo classico perfettamente inseriti nel contesto architettonico del paese, le ville andarono ad affiancarsi alle tipiche case a corte creando uno stile originale ancora conservato.
Durante la stessa dominazione si continuarono a sfruttare le ricchezze della terra, a questo periodo risale l'impianto del primo uliveto di grandi dimensioni, ancora oggi noto come Sa Tanca. Questo fu un ulteriore conferma della tradizione legata all’olio che si tramandava da secoli nel 1856 Tuili contava 30 macine e strettoi per la lavorazione dell’olio. Ancora oggi l'ulivo è parte integrante della vita agricola e non degli abitanti di Tuili, così come lo sono stati il grano i cavallini. Non a caso questi tre aspetti sono rappresentati nel gonfalone comunale.
Oggi, si punta alla promozione turistica del paese; alcuni esperimenti sono già stati avviati a riguardo, come la realizzazione del parco Sardegna in Miniatura e la costruzione di un Camper Service gestito dalla Pro Loco.