Fortemente caratterizzati dai massicci calcarei che occupano i versanti nord-occidentale e nord-orientale con i loro dirupi e doline, trattasi di circa tredicimila ettari completati da una parte perlopiù granitica ove si distinguono la vallata meridionale, il lato sud-orientale formato da alcune vette e un altopiano che, intervallandosi ad altre cime meno alte e i relativi declivi, conduce ad un'altra valle nel centro-nord.
Ricchissimo d'acqua a dispetto delle forti siccità di fine millennio (si dice che si contavano circa mille sorgenti), il territorio è habitat delle specie più comuni dell'isola tra le quali citiamo, perché ahinoi sempre più rare, l'aquila reale, il ghiro sardo, il gatto selvatico e il geotritone "speleomantis" che, oltreché rarissimo, è proprio endemico. Per quanto concerne la flora, meritano una menzione particolare: il Monumento Naturale cioè il tasso (taxus bacata) di "Sa sedda 'e ar bacas"; la foresta secolare di Campos Bargios, ancora ben estesa nonostante i cospicui tagli che i toscani fecero quando la nazione approntava i binari per le linee ferroviarie (primi dell'ottocento); la sughereta al lato destro del centro abitato e, infine, un altro endemismo, stavolta botanico, che si può trovare, nell'ordine della dozzina di esemplari, solo ed esclusivamente nella Gola di Gorroppu: l'Aquilegia nuragica (Arrigoni e Nardi, 1978).
Infine, oltre alle grotte e all'oasi faunistica di cui sotto, non si possono non citare altre attrattive notevoli come:
La "codula" del Flumineddu;
L'inghiottitoio di "codula" Orbisi;
Il laghetto di Gurthaddala;
La cascata di "Su cunnu 'e s'ebba";
"Sa Juntura", ove s'incontrano le acque del Flumineddu e quelle da Orbisi;
La dolina "Su Neulaccoro";
Le tombe dei giganti di "S'Arena";
La "codula" Ilune" che conduce a Cala Luna...
... e in genere tutte le vette del territorio (Gruthas e tutta la catena sino a Cucuttos, Docana, Farucciu, S'Arbaulargiu, Su Casteddu, Monte Oseli, Monte Orosei,...)
La chiesa di san Sebastiano è un gioiello di impianto preromanico a tre navate; viene collocata da vari studiosi di Storia dell'Arte tra l'850 e l'anno 1000. Parzialmete restaurata, conserva tutta la suggestione delle antiche chiese della Sardegna, ma richiama soprattutto l'architettura religiosa di alcune chiese catalane. Interamente affrescata, nelle tre nicchie dell'altare nella navata maggiore, sono ancora visibili vari disegni color ocra, retaggi bizantini come l'albero della vita e le foglie di melograno. Sorge nella parte alta del paese, nel rione più antico che ne prende il nome (Santu Serbestianu), custodita e protetta dagli abitanti.
Le grotte
Un po' strano a dirsi, ma solo per i non addetti, ma Urzulei è il paese delle grotte! Anzi, è un paese di grotte da record; infatti, pur non essendovene una aperta al pubblico e non potendo attrarre "il visitatore medio", ogni speleologo europeo conosce le viscere del territorio urzuleino. Inoltre, grazie all'eco dello speleo-raduno nazionale Icnussa2009 anche speleologi internazionali e tutti gli appassionati italiani hanno potuto almeno goderne una parte. Tra le altre:
Su Palu-Suspiria, in procinto di diventare la più lunga d'Italia quando venissero esplorate ancora poche centinaia di metri che la separano da un altro ramo che termina nel golfo di Orosei;
S'Edera, importantissima relativamente alla portata d'acqua;
Su Mamuccone;
Perdeballa, la scoperta più recente.
Oasi faunistica "Sa Portiscra"
Scelto come area per la reintroduzione del cervo sardo da parte dell'Ente Foreste, questo fantastico lembo di territorio deve la sua attrattività non solo al simpatico animale ma anche alla presenza di numerosi "pinneti" (o "barraccos" per i locali), i simboli del Pastoralismo, bene immateriale dichiarato dall'UNESCO un Patrimonio dell'Umanità. Forse ancor più, alla presenza di un notevole villaggio nuragico (circa cento capanne), peculiarissimo per l'ubicazione e per non includere, diversamente rispetto agli altri villaggi in Sardegna, la torre più importante, il "mastio".
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