Il paese
Situato nella parte nord - orientale della Sardegna, nella regione storica della Gallura, è facilmente raggiungibile percorrendo l'ultimo tratto dell'Orientale Sarda (S.S. 125), che congiunge Olbia a Palau. È inoltre presente una circonvallazione lunga circa 8 km (raccordo urbano di Arzachena) che permette di raggiungere la città passando dall'esterno, che collega l'ingresso delle due parti di Arzachena, una in direzione Olbia e l'altra in direzione Palau, ovviando così il traffico molto intenso soprattutto nel periodo estivo. Il territorio comunale di Arzachena, con una superficie di circa 228 km², comprende ben 88 km di costa, ricca di baie, insenature e spiagge di cui fa parte anche il famoso complesso della Costa Smeralda, nato nel 1962 per opera del principe ismailita Karim Aga Khan IV. La costa alterna zone basse e sabbiose ad anfratti, scogli granitici di vari colori e zone umide particolarmente interessanti da un punto di vista naturalistico come gli stagni di Saloni, posti al termine del lungo fiordo denominato Golfo di Arzachena.
L'origine del toponimo quali Arzachena, Ardali, Bargasola, Libisonis, Scandariu, Sindia, Siniscola, Tiana e toponimi dell'Asia Minore, luogo dal quali si ipotizza possano essere giunti, in epoche antichissime, genti in cerca di nuove terre. Un'altra affascinante ipotesi dà al toponimo Arseguen un'origine greca, visto che già nell'Odissea viene citata la città di Αρτακια come capoluogo del popolo dei lestrigoni i quali avrebbero abitato questa porzione dell'Isola. In ogni caso, la più antica documentazione del toponimo di Arzachena, nella forma Arsaghene, risale al 1421 nella Carta d'infeudazione concessa da Alfonso IV di Aragona a Ramboldo de Corbaria.
La zona, in periodo romano, era nota col nome di Turibulum per via della grande roccia a forma di fungo che sovrasta l'attuale città e consisteva in due centri vicini, Turibulum maior e Turibulum minor. Mantenne una rilevante importanza per tutto il periodo giudicale, tant'è che col nome di Arseguen costituiva il capoluogo della curatoria di Unale ma dopo la caduta del Giudicato di Gallura e l'inizio della dominazione spagnola andò lentamente spopolandosi, a causa delle frequenti incursioni saracene e mortali pestilenze. Nella seconda metà del Cinquecento la zona era praticamente disabitata.
L'attuale cittadina, che poggia su di un colle granitico fu edificata a partire dal 1716 per volontà del re di Sardegna Carlo Emanuele III, il quale, vista l'incontrollabilità della zona nonostante l'invio di forze militari, ritenne che l'unica cosa da farsi fosse l'invio di sacerdoti, che convivendo con i pastori li avrebbero moralizzati mediante la pratica di una vita civile e cristiana. Fu così che tra il 1774 e 1776 la piccola chiesa campestre intitolata a Santa Maria d'Arzaghena venne notevolmente ampliata e cambiò nome divenendo Santa Maria Maggiore e attorno ad essa il paese si sviluppò notevolmente, tanto che nel 1909, anno della formazione del comitato pro-autonomia, contava già 853 abitanti. Nel 1922, dopo anni di dure lotte, ottenne l'autonomia da Tempio Pausania e da allora conobbe un continuo sviluppo urbanistico e demografico, ulteriormente amplificato negli anni sessanta dal boom turistico della Costa Smeralda.
Il 18 novembre 2013 ha subìto una violenta alluvione, dovuta al passaggio nella Sardegna nord-orientale del ciclone Cleopatra, che ha comportato, nella sola Arzachena, la morte dei 4 componenti di una famiglia brasiliana, a causa dell'allagamento dello scantinato in cui vivevano.
Architetture religiose
Ad Arzachena sono presenti quattro chiese di cui due intitolate a Santa Maria della Neve, una a Santa Lucia e una San Pietro. La chiesa più antica, intitolata a Santa Maria della Neve (Santa Maria Maggiore) sorge nel cuore del centro storico, in Piazza Risorgimento e risale, almeno nella sua struttura di base, al 1716. Nel 1774 e nel 1864 subì notevoli trasformazioni e solo nel 1922 raggiunse l'aspetto odierno. La sua architettura è quella classica delle chiese urbane galluresi, il prospetto principale termina col profilo del timpano ad arco ribassato, con campate definite da archi a tutto sesto mentre sul lato destro si innalza la torre campanaria a canna quadrata. Nel presbiterio è conservato un raffinato altare ligneo ed un intaglio raffigurante la Vergine col Bambino, riferibili all'epoca di ampliamento della chiesa, nel 1776.
La chiesa settecentesca S.Maria della Neve
L'altra chiesa di omonima intitolazione sorge poco distante, di recente costruzione è stata terminata nel 1993. Di dimensioni imponenti è realizzata in cemento armato e rivestita con blocchi di granito a vista. Vi si celebra la Festa la seconda domenica di settembre.
La chiesa intitolata a Santa Lucia risale anch'essa al XVIII secolo e sorge inerpicata su di un colle che sovrasta la città e da dove si gode un panorama stupendo. La sua pianta a tre navate ha uno sviluppo di tipo basilicale, un tipo di architettura diffusa nelle chiese rurali galluresi. Vi si celebra la Festa il 13 dicembre.
La chiesa intitolata a San Pietro, che sorge nell'omonima e centrale via, fu ricostruita dopo essere stata abbattuta del 1934 ma probabilmente già nel Settecento era una piccola chiesa campeste. È stata riaperta al culto nel 1999 dopo un profondo restauro e al suo interno è conservata una statua policroma di San Pietro seduto in cattedra, del XVIII secolo.
Nel territorio di Arzachena sono presenti inoltre numerose chiese campestri, caratterizzate da un'architettura spartana e da una dignitosa povertà negli arredi, presentano tipicamente una pianta rettangolare, con archi a tutto sesto, sostenuti da contrafforti. Come da tradizione locale, l'intitolazione di tali chiese porta il nome del Santo ma il cognome del proprietario del terreno nel quale è costruita.
Siti archeologici
Nei pressi sono presenti numerosi monumenti del periodo prenuragico e nuragico, chiara testimonianza di come fosse vitale in questa zona tale Cultura. La Cultura dei circoli di Arzachena (fine del IV - inizio del III millennio a.C.), tipica e originale di questo luogo, si caratterizza rispetto alla contemporanea Cultura di Ozieri per notevoli differenze architettoniche osservabili nella costruzione delle necropoli, tra cui l'importantissima necropoli di Li Muri. L'architettura è molto semplice, ma unica: i sepolcri, di forma circolare, sono edificati uno accanto all'altro e attorno, piccole casette in pietra raccoglievano probabilmente le offerte dei parenti ai propri defunti. A giudicare dai numerosi oggetti di pregio ritrovati nell'area i defunti sepolti a Li Muri dovevano essere personaggi importanti o appartenenti a una classe di spicco, probabilmente dei pastori-guerrieri.
Sulla strada statale 125 in direzione Olbia, alla periferia del centro abitato, un cartello turistico indica la presenza del nuraghe Albucciu. Il nuraghe, edificato a ridosso di un massiccio granitico, è un esemplare di tipo misto. Poco distante dal nuraghe, è stata recentemente portata alla luce una tomba dei giganti priva della grande stele monolitica e al cui interno sono state ritrovate monete ed incisioni puniche, prova evidente che la tomba fu utilizzata anche in epoca successiva a quella nuragica.
Poco distante dal nuraghe Albucciu un altro importante sito archeologico è rappresentato dal complesso nuragico di Malchittu, nel quale spicca per interesse il tempietto omonimo. Databile tra il XVI e il XIV secolo a.C. (Bronzo Medio), di struttura rettangolare presenta un'abside semicircolare dove è ancora presente un bancone per i doni alle divinità. Antistante l'ingresso si trova il temenos, una sorta di sagrato sul quale i pellegrini sostavano nell'attesa di entrare nel Tempio per assistere alle funzioni religiose.
Proseguendo da Arzachena sulla s.s. 427 per Calangianus, dopo 3 km, imboccata una strada sterrata si giunge in località "li Lolghi", dove in cima ad una collina domina l'omonima tomba dei Giganti, costruzione nuragica databile attorno al 1800 a.C. e in ottimo stato di conservazione. La struttura è costituita da l'esedra e la stele, quest'ultima caratterizzata da due lastre di granito sovrapposte, un'architettura ardita per i tempi.
La tomba dei Giganti di Coddu Vecchju, situata nell'omonima località nei pressi di Arzachena è il più grande del suo genere e raggiunge col la sua stele granitica centellinata un'altezza di 4,04 metri. La sua costruzione è avvenuta in almeno due periodi distinti: la camera funeraria risalirebbe al bronzo antico (1800-1600 a.C.) mentre l'esedra fu sistemata in periodo più tardo, probabilmente nel bronzo medio (1600-1300 a.C.). All'interno della Tomba e nella vicinanze sono stati rinvenuti reperti di pregio quali collane, vasi, ciotole, tegami e decorazioni varie, conservate e visibili nel museo G. A. Sanna di Sassari. La tomba di Giganti di Coddu Vecchju è pertinente al villaggio del Nuraghe La Prisgiona che si trova a soli 500 metri seguendo la strada che dalla tomba continua verso la collina di Punta d'Acu.
Località costiere
Il comune di Arzachena ha un territorio particolarmente vasto (dopo Olbia è il più esteso della provincia) che racchiude per intero la famosa "Costa Smeralda". Questo fa del comune smeraldino il primo in Sardegna per numero di arrivi e presenze turistiche (il 10,66% delle presenze regionali nel 2005) parzialmente contrastato solo da Alghero. Le località costiere che si susseguono lungo la costa del territorio comunale sono: Porto Cervo, Baja Sardinia e Cannigione. L'offerta turistica è variegata. Si va dal lussuosissimo Porto Cervo, al centro turistico di prestigio, ma più alla portata di tutti, Baja Sardinia, fino a Cannigione località marina di pregio, dotata di tutti i servizi necessari al turista e di spiagge bellissime ma, sicuramente meno conosciuta e più abbordabile delle prime due. La zona costiera comunale è particolarmente attrezzata dal punto di vista turistico ricettivo (oltre 13mila posti letto in alberghi e strutture complementari), ricca di alberghi, agriturismi, ville, ristoranti, discoteche e porti turistici. Nel comune smeraldino, sono presenti nove alberghi a 5 stelle (sei dei quali a Porto Cervo), numerosi 4 stelle e diversi, benché non numerosissimi 3 stelle. Nel territorio sono presenti quattro porti turistici dei quali tre attrezzati: Porto Cervo, Poltu Quatu e Cannigione più il piccolo molo di Cala Bitta (Baja Sardinia).
Aree naturali
Nei pressi di Cannigione, il Rio San Giovanni sfocia nel golfo di Arzachena creando una delle principali zone umide della Sardegna settentrionale, gli stagni di Saloni nei quali trovano il loro habitat ideale vari uccelli palustri, quali la garzetta, l'airone cenerino, i germani reali, le folaghe, le gallinelle d'acqua ed il rarissimo pollo sultano, riconoscibile per il suo piumaggio blu e le sue lunghe zampe rosse. Saltuariamente scelgono queste acque anche i fenicotteri rosa.
Il Pollo Sultano, in particolare è un uccello stanziale della famiglia dei Rallidi, misura circa 47 cm, di piumaggio blu-porpora, dal becco e zampe rosse con lunghissime dita con le quali si arrampica agevolmente tra i folti e aggrovigliati canneti, dove costruisce il suo nido e si nasconde durante la notte. Difficilmente si allontana dai canneti ma quando ciò accade, principalmente prima e dopo il tramonto, è in cerca di molluschi e piante acquatiche, la sua dieta principale. Il Pollo Sultano è una specie rara ed è protetta, in Italia, sin dal 1978.
Spostandosi verso l'interno il paesaggio è disseminato di stazzi, le vecchie abitazioni galluresi che fino a 50 anni fa hanno rappresentato il fulcro della vita contadina, perfettamente inseriti nel paesaggio costituito dai boschi di ulivi e querce oggi vengono ristrutturati per uso abitativo o riconvertiti ad esercizi di turismo rurali.