Il paese
Narbolia è un comune italiano di 1.802 abitanti della provincia di Oristano, in Sardegna.
Il paese si trova al confine con il Campidano di Oristano e ai piedi del massiccio montuoso del Montiferru, a 18,3 km dal capoluogo provinciale Oristano ed a breve distanza dalla penisola del Sinis, ricca di spiagge dalla sabbia bianca e fine, Narbolia è stato un comune facente parte del Campidano di Milis.
Il territorio comunale raggiunge la sua massima altitudine di 475 metri presso il Monte Rassu, precisamente nella vetta rocciosa chiamata "Sa Rocca Manna", luogo in cui si trovano due crateri molto simili fra loro, dei quali il più a sud appartiene al territorio di Narbolia, quello di pochi metri più a nord a Seneghe. Monte Rassu fa parte del settore sud-occidentale del Montiferru e costituisce un'unica e ripida dorsale con Monte Mesu 'e Roccas (Seneghe). Altre propaggini sono Monte Arru (260 m), Cuccuru 'e Forru (190), Monte Entu (180 m), Monte Zeppara (170 m), Monte Curreu (150 m), Monte Agos (130 m) e Curruru 'e S'arimita (100 m).
La piana di Cadreas è una zona molto fertile utilizzata infatti per l'agricoltura e la viticoltura oltre che per la tradizionale pastorizia (ovini). All'interno della zona si trova il rudere di un grosso casolare il cui nome è Casa Meloni. Questo fa pensare che in passato il territorio faceva parte di un'unica proprietà la cui sede dei padroni era proprio Casa Meloni[senza fonte]. Ora invece il territorio è diviso in tante proprietà. All'interno della zona si trova anche un complesso termale romano chiamato "Su Anzu" ("il bagno" in lingua sarda). Nella piana di "Cadreas" si trova inoltre la "Grotta del Guano"; La grotta è nota nei racconti degli abitanti di Narbolia, Riola Sardo, Santa Caterina e dintorni, col nome di "grotta del guano" o per meglio dire, "sa grutta de su sotterru" (o interru, o internu: il toponimo varia a seconda di chi ne parla), ha il suo ingresso in località Cadreas, nel territorio del comune di Narbolia. Si trova circa 300 metri a sinistra della strada che da Riola Sardo porta a Santa Caterina di Pittinuri, all'altezza della cantoniera di Cadreas.
La grotta è molto calda; nel periodo estivo ospita una grande colonia di pipistrelli del genere Rhinolophus mehelyi, e deve il suo nome italiano appunto ai resti organici dei pipistrelli che la abitano. Ne conta a migliaia, impressionanti ma inoffensivi, e attaccati al soffitto.
Seminascosto nella macchia mediterranea, l'accesso si apre con un pozzo poco profondo nelle arenarie di Cadreas, che immette in una prima camera di circa 10 metri x 5, e, lateralmente, ad uno stretto cunicolo a sezione vagamente rettangolare, che farebbe supporre un utilizzo antropico della grotta in età antica. Lungo alcune decine di metri, si sviluppa sino a una prima sala interna di forma ellittica, con un inghiottitoio alla base del quale si diparte un secondo cunicolo ancora da esplorare. I racconti popolari fanno variare lo sviluppo di questi cunicoli per una lunghezza che oscilla tra i 120 metri e oltre 1 km.
Il nome Narbolia deriverebbe dalla presenza nel territorio della malva arborea, chiamata in sardo narbonia, con la pronuncia del gruppo ni come i o come li: i narboliesi chiamano infatti il loro comune Narabuia[3]. Più suggestiva la derivazione da Nurapolis, ossia città dei nuraghi[3] il nome "Nurapolis" venne inventato alla fine degli anni 70 da un gruppo di giovani studenti facenti parte dell'omonima Cooperativa e successivamente venne così chiamato il Campeggio Comunale, nel testo del Casalis infatti è citato Nurapolia e non Nurapolis", per via dei numerosi nuraghi nel territorio comunale, quali il Tradori, lo Zoddias, la "Zufais" Araganzola (quadrilobato), il Cresia, il Terra Craccus, nonché, verso il comune di Milis, il nuraghe Tunis famoso per il ritrovamento al suo interno di monete e terrecotte romane. Nel territorio del comune sono inoltre presenti diversi tombe dei giganti, domus de janas, i resti di un castello medioevale che è stato in precedenza un avamposto fenicio, e alcune terme romane alcune delle quali trasformate in chiese bizantine[3] come quella che si trova nelle immediate vicinanze di Narbolia, in località Sant'Andrea di Pischinappiu. Il centro storico del paese è stato recentemente ristrutturato e offre molti esempi delle antiche modalità costruttive delle abitazioni realizzate in pietra locale (basalto).
Data la vicinanza con il mare, il paese subì molti attacchi da parte dei Mori: particolarmente feroce fu quello del 1623, quando gli abitanti, già ridotti in catene, vennero liberati da dei seneghesi guidati dalla chiesa d'origine. Tutto ciò avvenne nelle vicinanze dell'attuale cimitero del paese. Inoltre, alcuni toponimi come Trippus e Conca de Moru corrispondenti a zone tra il comune e la costa, ricorderebbero rispettivamente "Tripoli" e "testa di moro" e sarebbero i luoghi dove avvennero le più importanti battaglie contro gli invasori.