Il paese
Nurachi è un comune dalle antiche origini, lo si evince dai numerosi ritrovamenti risalenti all'età neolitica come la stazione all'aperto di Mare 'e pauli, Paule 'e fenu, Cuccuru 'e Mari e Gribaia. In questi villaggi preistorici sono state rinvenute frecce e accette in ossidiana, piccole statue in marmo e in terra cotta, tutti ascrivibili alla Cultura di San Michele di Ozieri e di San Gimiliano di Sestu.
Verso il 1500 a.C. arrivarono i Nuragici, come testimoniano i resti del nuraghe trilobato, dal quale prese il nome il paese. Era chiamato "Nuraci de pische", forse perché in quel periodo le 19 paludi che lo circondano erano pescosissime. Del nuraghe non restano che poche tracce vicino alle torri-serbatoio dell'acqua potabile.
Alcuni frammenti ceramici svelano la presenza dei fenici nel territorio che si insediarono, anche se solo per un breve periodo, a Is ollaius e Sa manenzia.
In periodo romano Nurachi era una importante stazione di sosta lungo la strada che univa Tharros a Cornus. Nelle località di San Giacomo, Is ollaius, San Giusto e Crabeddu sono stati rinvenuti materiali ascrivibili a questo periodo, quali lucerne, anfore, monete, lacrimatoi e macine.
Il centro fece parte del giudicato di Arborea, nella Curatoria del Campidano Myore. Vi sono tracce nel trattato di pace sottoscritto a Solarussa l'11 gennaio 1388 tra Eleonora d'Arborea e Pietro IV d'Aragona. Dal 1410 appartenne al marchesato di Oristano e successivamente, nel 1478, passò sotto il controllo spagnolo. Della dominazione spagnola resta la torre di avvistamento di Pischeredda.
Fino al 16 luglio 1974, data in cui fu costituita la provincia di Oristano, apparteneva alla provincia di Cagliari.
In passato il nome del paese ha subito varie modifiche: Noraig, Noracis, Norachi, Nuraci de pische, Nuraqui, Nuraki, Nuraghi. Il suo nome presenta la radice "nur" che significa pietra o roccia, tipica di diversi toponimi di paesi in Sardegna.
Il suo centro storico è caratterizzato dalla tipica casa campidanese, costruita con i mattoni di terra cruda denominati "ladiri" o "ladrini". La casa padronale è costituita da una corte e da locali congiunti ed è suddivisa in due zone: la prima comprende la casa, i locali di servizio ed un cortile, il tutto racchiuso da muri di mattoni crudi, mentre la seconda comprende un cortile retrostante che veniva utilizzato come orto. La tettoia è in cannicciato coperto da tegole siliesi, costruite a mano una per una.
La parrocchiale, risalente al secolo XVII, è dedicata a San Giovanni Battista ed è sita al centro del paese. Durante i lavori di ristrutturazione, eseguiti nel 1983, venne portata alla luce una preesistente chiesa romanica, databile al VI secolo d.C., con annessa fonte battesimale.
Il comune conserva tradizioni e testimonianze storiche di grande interesse che verranno presto raccolte nel museo archeologico ed etnografico "Peppetto Pau".