Terra antica, sollevata dalla Nurra e dal tavolato Sassarese, con altopiani di rocce calcaree che fanno da cornice a splendide vallate attraversate da piccoli torrenti nei mesi invernali. I confini del territorio di Ossi, con i paesi limitrofi, sono spesso tracciati da formazioni naturali: il rio Mascari a Nord e alcune alte montagne, estese da nord-ovest a oriente, lo dividono dai paesi di Muros e Florinas; il Riu Mannu dal paese di Ittiri e strette gole e depressioni Carsiche dai paesi di Tissi e Usini I terreni a base d'argilla e calcare, con formazioni arenacee di varia struttura e marne giallastre, sono ricchi di numerose sorgenti, dalla cui umidità ne trae beneficio soprattutto il clima con miti temperature estive. Queste caratteristiche hanno reso possibile l'adattamento dei terreni alle varie culture arboree tra cui l'ulivo e la vite. L'ulivo spesso lo troviamo impiantato su lunghi pendii a terrazza, arginati da caratteristici muraglioni di sostegno in pietra, mentre la vite si adatta meglio ai terreni collinari e sabbiosi. Alberi da frutto invece trovano l'habitat ideale lungo le vallate protette dai venti, nei dintorni del centro abitato, così come le coltivazioni di cereali e soprattutto di orticoli, tra cui predomina il carciofo spinoso sardo. Il paesaggio restante, ricoperto di macchia mediterranea, viene utilizzata prevalentemente dagli allevatori per il pascolo degli ovini allo stato brado.
La chiesa parrocchiale di S. Bartolomeo
Scenario indiscusso dei festeggiamenti del Santo patrono è l'intero paese, che viene attraversato dal corteo professionale. I momenti più solenni legati alla festività, si svolgono tuttavia nella chiesa parrocchiale omonima, che sorge all'ingresso del paese, in prossimità della sede del Comune.
La chiesa è un edificio di ampie proporzioni, che si sviluppa in un' aula unica e che è rinforzato all'esterno da robusti contrafforti entro i quali trovano spazio le cappelle laterali, secondo una tipologia piuttosto diffusa nelle architetture religiose del Sassarese.
La parrocchiale fu inserita negli anni 1553-1555 dall'Arcivescovo turritano Salvatore Alepus nell'itinerario pastorale della diocesi di Torres. Da questa visita apprendiamo che, oltre l'altare maggiore, la chiesa disponeva di sei cappelle laterali, dedicate a S. Maria della Rosa, a S. Lucia, S. Antonio, a S. Giuliano, a S. Giovanni Evangelista, al Crocifisso.
La navata è percorsa, all'imposta della botte, da un cornicione aggettante liscio; l'arco d'immissione, nelle cappelle laterali, è a tutto sesto, in corrispondenza del quale si trovano degli oculi che attraversano i lati lunghi dell'edificio.
All'interno dell'edificio, in asse con l'ingresso principale, si trova un ballatoio, elemento caratterizzante le architetture gesuitiche che, in qualche modo, insieme ad altri elementi stilistici, lo collocherebbero cronologicamente nella prima metà del XVI secolo.
Nella seconda cappella a sinistra e nella prima a destra si segnala la presenza di due grandi dipinti del XVIII secolo che rappresentano rispettivamente il martirio di S. Gavino, Proto e Gianuario, attribuito dal manoscritto prima citato al pittore Girolamo Roffino, e le anime purganti, di cui è sconosciuto l'autore.
Due secoli dopo la sua costruzione, alcuni altari furono rinnovati e l'edificio continuò a subire, a partire dal 1700 e nei secoli successivi, rinnovamenti anche strutturali con la navata allungata di due cappelle, la ricostruzione dell'abside, il campanile abbattuto e ricostruito sul lato opposto.
Il prospetto principale è dominato dal portale centinato a timpano spezzato su lesene scanalate. E' segnato da un cornicione aggettante ed aperto da un finestrone rettangolare, decorato con un motivo elicoidale; la sommità della facciata presenta due pinnacoli di coronamento.
IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO DEL PAESE
Paese dalle legittime ambizioni di carattere turistico e culturale, Ossi presenta un notevolissimo patrimonio archeologico. Costituiscono elemento peculiare del territorio le maestose necropoli ipogeiche, scavate in ripidi costoni (Mesu ‘e Montes) o in bassi affioramenti calcarei, talora isolate (Su Littu, S'isterridolzu) talvolta raggruppate (S'Adde ‘e S'Asile, Noeddale. Esse si distinguono nell'architettura ipogeica sarda per la complessità degli impianti planimetrici e per i ricchi apparati decorativi relativi a culture ed Eneolitico (IV-III millennio a.C.).
La necropoli di Mesu ‘e Montes, ubicata nelle ripide pendici meridionali del Monte Mamas, consta di 18 tombe pluricellulari, alcune delle quali caratterizzate da architetture e decorazioni estremamente raffinate. In particolare la Tomba II è stata definita “una delle manifestazioni più ricche e più compiute dell'arte delle domus de janas: una sorta di sintesi figurativa e concettuale dell'intero ciclo artistico del III millennio a.C.”. La necropoli di S'Adde e S'Asile , che si estende lungo le dolci pendici meridionali del Monte Corona ‘e Teula, area in parte boschiva utilizzata come pascolo, restituisce undici ipogei fra i quali si annovera la domus de janas (Tomba Maggiore) con il maggior numero di ambienti rinvenuta a oggi in Sardegna che consta di ben 21 ambienti, 18 protomi taurine e altri motivi decorativi. A Noeddale è ubicata la ben nota Tomba di ella Casa che riproduce perfettamente le abitazioni di epoca prenuragica: il tetto e le travi di sostegno sono un'imitazione scolpita degli spioventi di canne delle capanne abitative.
Nella località Littos Longos, alla periferia del paese, si può visitare l'omonimo e splendido ipogeo preceduto da un lungo dromos; degni di nota sono anche altri ipogei fra i quali Su Littu, sito nell'omonima località; Su Muntiju ‘e sa Femina, forse per via di una rappresentazione femminile raffigurata nell'ingresso; Su Campu Mannu, di Paesana, di Nannareddu e di Su Monte Mamas. Una campagna di scavo pluridecennale, benché non continuativa, interessa il complesso nuragico di Sa Mandra ‘e Sa Giua il quale ha restituito elementi costruttivi e reperti di eccezionale valore scientifico. Il villaggio è formato da diverse capanne ben costruite, dotate di vasche, canali di scolo e forni; menzione particolare merita la cosiddetta “Casa del Pane”, riprodotta anche nel gonfalone comunale. Numerosi altri siti nuragici sono dislocati lungo il territorio circostante; Pettu ‘e Murtas, Sa Chintosera, Pascialzos, Pira Ula, Pianu Marras, Sisini, Corte ‘e Lottane, Formigiosu, Pala Montedda, Tres Nuraghes, e Su Littu.