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La città



Sorso è un comune italiano di 14.693 abitanti della provincia di Sassari in Sardegna. Si tratta del quarto comune per numero di abitanti della provincia, ha una superficie di 67,1 chilometri quadrati ed è situato nell'antica regione della Romangia, affacciandosi sul golfo dell'Asinara. La città possiede una cantina sociale e per i suoi prodotti è entrata nel novero delle città del vino.

Sorso gode di una collocazione geografica di notevole valore paesistico; la sua costa, con le famose spiagge di Marina di Sorso (che è anche frazione del paese) e di Platamona, si estende per circa 18 km. Nei fertili terreni circostanti si coltivano frutta e ortaggi, ma soprattutto l'olivo e la vite. Il comune comprende anche le seguenti frazioni e località: Riviera di Sorso, Platamona - Costa Dorata o D'Oro, Arboriamar, Bellisara, Eden Beach, Lu Barrili-Monti, Lu Tuvaraggiu, Marritza, San Michele, Serralonga, Stagno Platamona, Taniga-Malafede, Terrada Sud, Tonnara. La costituzione geologica è data in prevalenza dagli ultimi rilievi calcarei del sassarese affievoliti verso la costa.

Il territorio è ricco di testimonianze archeologiche risalenti al periodo prenuragico, l'attuale borgo però è di origine romana e divenne grosso centro religioso nel Medioevo. Del Prenuragico, rimangono le domus de janas di l'Abbiu e il sito di Geridu tra Sorso e Sassari. Sono invece propriamente riconducibili al periodo nuragico i nuraghi di Bachileddi, Sa Corona Ruja e San Biagio. È presente anche un pozzo sacro denominato Serra Niedda. Altri siti dominano il golfo dell'Asinara. Nel V secolo i Cartaginesi trasformarono Sorso in una fortezza di cui oggi ci rimane il sito di Santa Filitica.

Durante il 1300 Sorso passò di mano a diversi feudatari e venne più volte attaccata e distrutta sia dall'irrequietezza degli abitanti di Castelgenovese (l'attuale Castelsardo), sia dalla famiglia Doria.

Nel 1436 Sorso e Sennori vennero vendute insieme a Gonario Gambella e da quel momento le sorti dei due paesi furono identiche. Lo stemma di Sorso sia nella versione odierna che in quella antica riporta un gambale simbolo della famiglia Gambella. Dopo numerosi altri passaggi alla proprietà del paese, nel 1527 subì l'attacco da parte delle truppe francesi di Renzo Orsini per poi passare ancora tra diverse mani prima del riscatto del 1838. Precedentemente, nel 1821 divenne uno dei capoluoghi della provincia di Sassari. Vittorio Angius nel suo Dizionario del Casalis annotava a Sorso (sunto): "durante il periodo delle milizie, Sorso e Sennori, potevano contare su 112 elementi".

La storia dell'agricoltura e allevamento sorsese ha portato alla luce terreni adattissimi a tutte le colture e scarsi pascoli che provvedevano al sostentamento del paese mentre l'eccedenza era venduta a Sassari e Porto Torres. Nel 1859 Sorso fu inserita nella ricostituita Provincia di Sassari.

La parrocchiale di San Pantaleo, intitolata al patrono del paese, fu edificata nel 1836 dal sassarese Antonio Cano nello spazio in cui sorgeva l'antica parrocchiale, di cui riutilizzò i materiali. La facciata era quasi terminata nel giugno del 1840 ma l'improvvisa scomparsa del progettista, tre mesi più tardi, provocò un rallentamento dei lavori. L'incarico di portare avanti la fabbrica venne affidato agli architetti sassaresi Francesco Agnesa e Angelo Maria Piretto, ma numerose interruzioni e dispute caratterizzarono il prosieguo. Seppur non ancora terminato, l'edificio venne aperto al culto nel 1856. La chiesa si ispira a canoni neoclassici. Presenta una pianta centrale imperniata su un'ampia cupola emisferica ma con l'asse trasversale leggermente più corto di quello longitudinale, ulteriormente prolungato dal profondo presbiterio absidato. Quattro cupolette ellissoidali coprono i vani agli angoli dell'edificio mentre nel vano presbiteriale trova spazio un'altra cupola emisferica. Oltre allo scenografico gioco dei profili delle cupole e della torre campanaria, costruita solamente nel 1899, l'esterno è caratterizzato dall'andamento sinuoso delle absidi e dalla bianca facciata, a due livelli, scandita da lesene e coronata da un fastigio curvilineo. Le nicchie accolgono statue degli Apostoli, dello stesso Cano, mentre nei nicchioni all'interno dell'edificio sono collocate statue in stucco raffiguranti gli apostoli realizzate da Salvatore Demeglio e datate 1858. Il San Pantaleo di Sorso è considerato, nonostante alcune incoerenze imputabili alle travagliate vicende costruttive, il massimo raggiungimento del frate architetto sassarese.




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